mercoledì 29 ottobre 2008

54ma puntata. Regole per una nuova Bretton Woods

In attesa dell'ultimazione del nuovo sito web, la registrazione audio di questa puntata non sarà per il momento disponibile.

I prossimi libri di storia economica racconteranno, più o meno in questi termini, la prima crisi del nuovo millennio. “Le autorità governative sottovalutarono una crisi che, inizialmente, veniva circoscritta a qualche mutuo ipotecario di cittadini statunitensi non facoltosi. Poi, con il crollo della Aig, numero uno delle polizze statunitensi, anche il mercato assicurativo venne minato, ma, fino ad allora, le pensioni restarono ancora un tabù e ci fu un vuoto informativo su come i fondi privati statunitensi continuarono ad erogare pensioni dopo i dimezzamenti azionari e i crack obbligazionari. Così si passò da una crisi subprime ad una crisi di liquidità – a causa del piano Paulson per liberare le banche di tutte le attività tossiche – fino a ad arrivare, in pochi mesi, ad una crisi di insolvenza – risultato del piano dei governi europei di ricapitalizzare le banche entrando nella compagine azionaria senza diritto di voto.”
Fin qui tutto chiaro, ma poi cosa successe? La speranza è che dopo la carota (salvataggi bancari) si passi al bastone (regole del gioco semplici, chiare e verificabili) e che la storia della crisi continui con un concreto ritorno a un nuovo ordine economico globale. Da anni, infatti, soltanto una minoranza di studiosi invoca la necessità di un nuovo accordo alla Bretton Woods (cittadina statunitense in cui si tenne nel 1944 la famigerata conferenza di 730 delegati appartenenti a 44 nazioni che diede vita ad un nuovo sistema di regole commerciali e finanziarie, istituendo nel 1946 il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale). Ora che la crisi si è manifestata anche sotto gli occhi degli ottimisti poco informati, alcuni leader politici come Gordon Brown e Nicolas Sarkozy stanno provando a tracciare le basi per un nuovo accordo planetario e per riformare le istituzioni economiche proposte in un nuovo regolatore globale.
Sul piano culturale, una nuova Bretton Woods dovrebbe portare con sé l’idea di un mondo nel quale la crescita sia reale e non sostenuta dalla montagna dei debiti o drogata dalle pure innovazioni finanziarie non al servizio delle famiglie e delle imprese; un mondo nel quale i consumi delle famiglie aumentino solo al crescere reddito e non con la creatività delle formule commerciali e finanziarie; un mondo, infine, in cui di etica non si debba più parlare perché implicita nei comportamenti e nel buon senso di tutti gli agenti economici.
Sul piano dei tecnicismi sono già state proposte alcune regole essenziali per Bretton Woods 2: investire la banca centrale del ruolo assoluto di vigilanza, ridefinire il ruolo e il metodo delle agenzie di rating in modo tale che non risulti ancora che il controllato venga pagato dal controllore; definire di una nuova moneta mondiale, o paniere di monete, di riferimento diversa dal dollaro; regolamentare alcune prassi finanziaria tipiche del mondo anglosassone (vendite allo scoperto, cartolarizzazioni, negoziazioni over the counter, hedge funds, etc); ideare di nuovi piani globali marshalliani di cooperazione internazionale.

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