giovedì 23 ottobre 2008

53ma puntata. Volto delle nuove crisi

In attesa dell'ultimazione del nuovo sito web, la registrazione audio di questa puntata non sarà per il momento disponibile.

C’è qualcosa di spaventosamente simile nelle due vicende che hanno segnato la storia economica mondiale e italiana, il crack finanziario statunitense e il dissesto di Alitalia.
In primo luogo, le due vicende sono state causate da errori umani e gravi responsabilità. Se ciò è ampiamente condiviso per il caso Alitalia, è meno intuitivo comprendere come questa crisi non sia figlia di una depressione reale preesistente, della fiducia o di un ineluttabile andamento ciclico della finanza, ma di gravi errori commessi da chi in questi stessi giorni intende far credere ai mercati di tutto il mondo che c’è un modo per curare questo crack finanziario. A tal proposito le parole di John Lanchster, figlio di un banchiere della city, sono illuminanti: «fin da piccolo sento parlare di questa bestia mitologica chiamata “panico bancario”. Se ne parlava spesso, ma nessuno l’aveva mai visto. Si dice che i banchieri ne siano terrorizzati, anche se mio padre ne parlava con una specie di perverso senso dell’umorismo. Era sempre il segno che qualcuno aveva fatto una cazzata e bella grossa. E a volta era anche il segno che c’era qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel sistema finanziario».
In secondo lungo, l’idea del governo Berlusconi che separando le buone attività (rilevate dalla Compagnia Aerea Italiana) dalle passività (rimaste sul groppone della collettività) si potesse creare un’impresa privata profittevole è la stessa di quella ideata dal piano di Paulson, Ministro del Tesoro Usa, secondo cui le banche torneranno a creare valore soltanto spogliandole delle loro potenziali passività, costituite dai mutui spazzatura e vendute a prezzo di mercato alle autorità statunitensi. Mentre nel caso Alitalia la speranza è che un nuovo management introduca criteri di economicità, efficacia ed efficienza diversi da quelli fino ad ora consolidati in aziende semi-pubbliche, nel mondo finanziario la cruda verità è che sin dalla loro nascita le banche hanno cambiato il loro mestiere e la loro utilità sociale. Ai tempi dei Monti di Pietà, sul finire del XIV secolo, le banche svolgevano due compiti fondamentali: anticipare la semina ai contadini e prestare denaro a chi avesse una buona idea imprenditoriale. Con l’avvento del capitalismo, sul finire del XIX secolo, l’attività bancaria si fondava nel concedere servizi tradizionali, primo fra tutti erogare mutui coperti da garanzie reali. Oggi, invece, nell’era dell’economia ipocrita e confusa le banche non sono più fabbriche del credito, che concedono prestiti, incassano interessi fino alla scadenza e lucrano sulla differenza tra il tasso passivo e quello attivo. È più redditizio aumentare l’attività di compravendita di titoli e commerciare i prestiti, accenderli ai clienti e venderli – in cambio di commissioni – ad altri intermediari finanziari specializzati in grado di impacchettare una serie di prestiti e collocarli sui mercati finanziari.
Per ultimo, i modi pragmatici di risolvere la vicenda Alitalia e quella finanziaria statunitense sembrano essere, agli occhi degli scettici, più l’inganno di regalare soldi ai ricchi che dalla volontà politica di offrire sul mercato le condizioni essenziali per uscire da una fase acuta di stallo. Se da un lato è vero che il mercato aereo è uno dei più difficili e complessi da affrontare, dall’altro non ci sono dubbi sui favori legislativi (deroga alle norme antitrust e applicazione delle legge Marzano) concessi alla cordata di imprenditori italiani e su rilevante trasferimento ai cittadini italiani dei debiti accumulati negli anni da Alitalia. Anche negli Stati Uniti, se è vero che sono stati aumentati a 250mila dollari (da 100mila) il livello dei depositi bancari garantiti, è altrettanto certo che il piano di aiuti da 700 miliardi di dollari varato dal governo Bush sarà maggiormente utilizzato per cancellare dai bilanci delle banche i crediti probabilmente inesigibili, aumentare il loro grado di salute e, dunque, il corso delle azioni di queste banche fino ad ora sfiduciate dai mercati. Inoltre, è stato calcolato che il piano di aiuti alle grandi banche costerà 2.300 dollari per ogni contribuente statunitense. Per questi motivi, è opinione diffusa negli Stati Uniti, soprattutto in alcuni ambienti accademici, che il piano Paulson serve a sostenere i milionari di Wall Street e non agricoltori, operai e insegnanti che vivono di prestiti e faticano a fare la spesa.
Nessun americano si immaginerebbe mai che negli Stati Uniti potesse accadere qualcosa di simile alla vicenda Alitalia, così come nessun italiano catastrofista scommetterebbe mai che in Italia si possa lasciare fallire una banca. Un cinese non avrebbe sorprese da tali comportamenti, un africano la chiamerebbe corruzione. Se questa è globalizzazione, “quello che verrà domani non me lo ricordo”.

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