giovedì 4 ottobre 2007

5ta puntata. Trattamento di fine rapporto

Dalla nascita del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) alla recente riforma della previdenza complementare che vorrebbe «dare un calcio» ad un’invenzione tutta italiana invidiata in tutto il mondo. Nella puntata vengono poste cinque domande scottanti: perché affidare il Tfr agli «sfasciacarrozze» del risparmio gestito? perché affidare le pensioni alla roulette del mercato finanziario? perché lo Stato permette ai cittadini che non hanno una minima conoscenza del mercato finanziario di scegliere in quale fondo e in quale comparto cumulare la propria quota di tfr annuale? perché non esiste un contratto in cui i fondi pensione garantiscono una rendita pensionistica minima e una compartecipazione agli extrarendimenti realizzati sul mercato finanziario? perché c’è una disparità di trattamento fra chi decide di entrare entro il 30 giugno 2007 nella previdenza completare, la cui scelta è irreversibile, e fra chi decide di mantenere il tfr in azienda, la cui scelta è invece “molto” reversibile?
La previdenza complementare non è da bocciare in linea di principio, una riforma è necessaria per la tutela della stabilità finanziaria dello Stato. Tuttavia, è opportuno che vengano delle risposte a queste domande, e per ora meglio prendere tutto il tempo firmando per mantenere il tfr tale e quale in azienda.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Marco, ti anticipo subito che mi trovo perfettamente in linea con il tuo pensiero e le tue preoccupazioni, che sono le stesse che hanno avuto i miei genitori, parenti e conoscenti quando qualche mese fa si sono trovati a dover scegliere.Per fortuna hanno scelto di mantenere il TFR in azienda,scelta che per ora direi azzeccata anche alla luce di quanto successo sui mercati finanziari con la crisi dei mutui subprime. Trovo indecoroso che si chieda ai lavoratori, o meglio li si incentivi, a giocare con il proprio futuro e non mi è davvero piaciuta nè la faccenda dell'irreversibilità della scelta (ma solo da un lato...!!!), nè la questione del silenzio assenso a vantaggio dei fondi pensione. L'idea di riformare il sistema pensionistico è buona ma forse in questa riforma bisognava mettere qualche regola in più per tutelare i lavoratori. Spero cmq che quel 25% non debba pentirsi della scelta fatta. Ti saluto

Anonimo ha detto...

Ciao Marco volevo ampliare e approfondire un pò il dicorso sul TFR visto che mi sembra sia stato liquidato con un pò troppa fretta letti anche i pareri del mio amico Marco Cocciaretto.
Apprezzo il tuo sforzo di far capire agli ascoltatori e in particolar modo a tutti quei lavoratori che non hanno nessuna minima conoscenza del mondo finanziario del rischio che corrono scegliendo l’opzione dei fondi pensione ma allo stesso tempo non capisco perché non sia stato messo in evidenza che la riforma in se per sé non sia stata poi così corretta visto che lasciare il proprio tfr in azienda vorrebbe dire versarlo all’I.N.P.S. (azienda sopra i 50 dipendenti) senza nessuna forma di controllo dei propri soldi. Infatti l’unico vantaggio è che in questo caso il capitale sarà garantito ma ci sono molti altri aspetti che forse non tutti sanno:
- i vostri soldi non saranno nominativi e quindi nemmeno conoscere il loro destino
- non credete di poter riprendere i soldi che vi appartengono molto facilmente nel senso che ci sarà tutta una burocrazia che richiederà del tempo visto anche che lo stato non accantonerà i soldi ma li utilizzerà per i propri scopi e non ne avrà una disponibilità immediata
- il rendimento del vostro TFR sarà comunque esiguo rispetto ad ogni altra forma di investimento
- nel caso l’azienda fallisca l’INPS trattiene una percentuale che si aggira intorno al 20% – 25% del tfr che dovrete riavere
Ora capisco che lasciare il tfr nelle mani dei mercati finanziari possa avere spaventato molti lavoratori che sudano per poter mettere da parte i guadagni di una vita e vederli svanire in così poco tempo ( anche se poi nella realtà non è così sentiti anche alcuni dati forniti da marco nella puntata) ma in realtà non esistono soltanto fondi di categoria ma numerose altre forme dove il rischio è contenuto e alcuni casi dove il capitale è garantito. Vi riporto ad esempio una possibilità che è stata seguita da alcune aziende le quali hanno creato un contratto con alcune banche ossia un TFR complementare che non ha nulla a che vedere con i fondi di categoria. Praticamente questa terza soluzione nasce con l’obiettivo da parte delle aziende di ottenere dei benefici ma che permettono anche ai dipendenti di avere i loro.
I vantaggi per i dipendenti sono i seguenti:
- il tfr è nominativo ossia ogni dipendente possiede un proprio codice
- il dipendente può scegliere se versare il proprio TFR in fondi azionari, bilanciati, oppure con capitale garantito cosa che non è prevista nei fondi di categoria e ottenere comunque un rendimento del proprio TFR
- nel caso l’azienda fallisca non vi è nessuna trattenuta su l’importo da voi versato e potete riottenere tutto il capitale più il rendimento in qualsiasi momento
- il contratto in questione prevede che per legge l’azienda versi insieme alla parte di tfr l’1% per ogni singolo dipendente di tasca propria
Certamente non tutte le aziende hanno provato a ricercare forme alternative e quindi non tutti hanno avuto la possibilità di scegliere e valutare le varie forme e quindi sono stati costretti a ripiegare su una scelta comunque sia condizionata nel caso non volessero rischiare.