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Con sfumature diverse, ma si ripete ormai da anni che i nostri modelli di comportamento rischiano di creare danni irreparabili all’ambiente. Se le motivazioni economiche stanno progressivamente inducendo gli animal spirits del mondo dell’impresa a contenere i consumi industriali e sperimentare l’utilizzo di fonti alternative, quelle “buoniste” o “ambientaliste” stanno convincendo le amministrazioni pubbliche locali a migliorare sensibilmente le compatibilità ambientali?
Stando ai dati sugli indicatori ambientali urbani pubblicati lo scorso 28 agosto dall’Istat sembrerebbe proprio di no.
Sebbene nel 2007 gli indicatori analizzati nei comuni capoluogo di provincia – relativamente alle tematiche rifiuti, inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, trasporti, verde urbano, acqua ed energia - evidenzino sensibili miglioramenti rispetto all’anno precedente, sono ancora poche le amministrazioni cittadine che si sono dotate dei più importanti strumenti per monitorare e migliorare le condizioni ambientali sul proprio territorio: dal Piano Energetico Ambientale Comunale per razionalizzare il consumo di acqua, gas ed energia e per incentivare il ricorso alle energie alternative al Piano del Verde Urbano per lo sviluppo della densità di aree verdi; dal Piano Urbano del Traffico per migliorare le condizioni di circolazione e sicurezza stradale al Piano di Zonizzazione Acustica che stabilisce i limiti di emissione sonore tollerabili nelle diverse zone della città. Inoltre, nello scorso anno per ben 71,4 giorni le centraline installate per monitorare la qualità dell’aria hanno rilevato uno sforamento del limite previsto per l’emissioni urbane di polveri sottili. Il dato sul superamento del livello per il PM10 (particolato con diametro minore di 10 micron) è migliorato dell’11,3%, ma il suo livello supera del doppio le 35 giornate consentite dalla normativa (DM 60/2002). Da sottolineare come, seppure il problema dell’inquinamento atmosferico nei centri storici dei capoluogo di provincia sia impellente, ci sono una diecina di città concentrate nelle due isole che non dispongono ancora di una centralina fissa per il rilevamento degli inquinanti come il biossido di azoto (NO2), del PM10, del monossido di carbonio (CO), dell’ozono (O3) e del benzene (C6H6).
Nel 2007 le città di Trento, Bologna e Venezia si confermano ai primi tre posti della classifica generale stilata dall’Istat sui comuni più rispettosi dell’ambiente urbano. Belluno raggiunge Venezia con un salto di 5 posizioni, seguono Biella e Cuneo - quest’ultimo con un guadagno relativo di 11 posizioni - e ancora Prato, Modena e Ravenna. In evidenza il balzo di 25 posizioni in classifica del Comune di Ravenna che ha portato la raccolta differenziata dal 35,4% al 42,7% e ridotto le giornate di superamento del limite per il PM10 si sono ridotte da 46 a 19, rientrando negli obblighi di legge. Anche Villacidro - comune di quasi 15mila abitanti della provincia del Medio Campidano di cui insieme con Sanluri ne costituisce il capoluogo - conquista 47 posizioni grazie soprattutto all’approvazione del piano di zonizzazione acustica e al dato sulla raccolta differenziata, passato dal 25,0% del 2006 al 58,2% del 2007.
Anche le quattro posizioni a partire dal basso sono confermate rispetto allo scorso anno. Ultima nella classifica dei capoluogo di provincia più eco-compatibili è per il secondo anno consecutivo il Comune di Massa che non sembra essersi attivata per migliorare le condizioni ambientali nel proprio comune: la raccolta differenziata è pari al 24,1% e il dato è inferiore al 25,4% della media italiana; il numero degli sforamenti giornalieri del limite previsto per il PM10 è pari a 26 e il dato è solo migliore a Siracusa con 273 sforamenti; sono assenti il piano di zonizzazione acustica, il piano del verde urbano, il piano del traffico e quello energetico ambientale comunale. Si confermano, inoltre, al penultimo posto Siracusa, al terzultimo Olbia e al quart’ultimo Iglesias. In discesa rispetto allo scorso anno risultano Savona (che perde 16 posizioni), Firenze e Carbonia (con 14 posti in meno) e Lecco (con 13 in meno). In queste ultime quattro città si attenua il controllo degli inquinanti nell’aria, non si fanno interventi di bonifica con barriere antirumore e non c’è un piano per il verde urbano, ad eccezione del comune di Savona, che però fa registrare una densità di verde ancora bassissima, con i rifiuti raccolti in aumento e la quota di quelli differenziati in diminuzione.
Con sfumature diverse, ma si ripete ormai da anni che i nostri modelli di comportamento rischiano di creare danni irreparabili all’ambiente. Se le motivazioni economiche stanno progressivamente inducendo gli animal spirits del mondo dell’impresa a contenere i consumi industriali e sperimentare l’utilizzo di fonti alternative, quelle “buoniste” o “ambientaliste” stanno convincendo le amministrazioni pubbliche locali a migliorare sensibilmente le compatibilità ambientali?
Stando ai dati sugli indicatori ambientali urbani pubblicati lo scorso 28 agosto dall’Istat sembrerebbe proprio di no.
Sebbene nel 2007 gli indicatori analizzati nei comuni capoluogo di provincia – relativamente alle tematiche rifiuti, inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, trasporti, verde urbano, acqua ed energia - evidenzino sensibili miglioramenti rispetto all’anno precedente, sono ancora poche le amministrazioni cittadine che si sono dotate dei più importanti strumenti per monitorare e migliorare le condizioni ambientali sul proprio territorio: dal Piano Energetico Ambientale Comunale per razionalizzare il consumo di acqua, gas ed energia e per incentivare il ricorso alle energie alternative al Piano del Verde Urbano per lo sviluppo della densità di aree verdi; dal Piano Urbano del Traffico per migliorare le condizioni di circolazione e sicurezza stradale al Piano di Zonizzazione Acustica che stabilisce i limiti di emissione sonore tollerabili nelle diverse zone della città. Inoltre, nello scorso anno per ben 71,4 giorni le centraline installate per monitorare la qualità dell’aria hanno rilevato uno sforamento del limite previsto per l’emissioni urbane di polveri sottili. Il dato sul superamento del livello per il PM10 (particolato con diametro minore di 10 micron) è migliorato dell’11,3%, ma il suo livello supera del doppio le 35 giornate consentite dalla normativa (DM 60/2002). Da sottolineare come, seppure il problema dell’inquinamento atmosferico nei centri storici dei capoluogo di provincia sia impellente, ci sono una diecina di città concentrate nelle due isole che non dispongono ancora di una centralina fissa per il rilevamento degli inquinanti come il biossido di azoto (NO2), del PM10, del monossido di carbonio (CO), dell’ozono (O3) e del benzene (C6H6).
Nel 2007 le città di Trento, Bologna e Venezia si confermano ai primi tre posti della classifica generale stilata dall’Istat sui comuni più rispettosi dell’ambiente urbano. Belluno raggiunge Venezia con un salto di 5 posizioni, seguono Biella e Cuneo - quest’ultimo con un guadagno relativo di 11 posizioni - e ancora Prato, Modena e Ravenna. In evidenza il balzo di 25 posizioni in classifica del Comune di Ravenna che ha portato la raccolta differenziata dal 35,4% al 42,7% e ridotto le giornate di superamento del limite per il PM10 si sono ridotte da 46 a 19, rientrando negli obblighi di legge. Anche Villacidro - comune di quasi 15mila abitanti della provincia del Medio Campidano di cui insieme con Sanluri ne costituisce il capoluogo - conquista 47 posizioni grazie soprattutto all’approvazione del piano di zonizzazione acustica e al dato sulla raccolta differenziata, passato dal 25,0% del 2006 al 58,2% del 2007.
Anche le quattro posizioni a partire dal basso sono confermate rispetto allo scorso anno. Ultima nella classifica dei capoluogo di provincia più eco-compatibili è per il secondo anno consecutivo il Comune di Massa che non sembra essersi attivata per migliorare le condizioni ambientali nel proprio comune: la raccolta differenziata è pari al 24,1% e il dato è inferiore al 25,4% della media italiana; il numero degli sforamenti giornalieri del limite previsto per il PM10 è pari a 26 e il dato è solo migliore a Siracusa con 273 sforamenti; sono assenti il piano di zonizzazione acustica, il piano del verde urbano, il piano del traffico e quello energetico ambientale comunale. Si confermano, inoltre, al penultimo posto Siracusa, al terzultimo Olbia e al quart’ultimo Iglesias. In discesa rispetto allo scorso anno risultano Savona (che perde 16 posizioni), Firenze e Carbonia (con 14 posti in meno) e Lecco (con 13 in meno). In queste ultime quattro città si attenua il controllo degli inquinanti nell’aria, non si fanno interventi di bonifica con barriere antirumore e non c’è un piano per il verde urbano, ad eccezione del comune di Savona, che però fa registrare una densità di verde ancora bassissima, con i rifiuti raccolti in aumento e la quota di quelli differenziati in diminuzione.
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