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La pausa estiva non ha potuto cambiare lo stato di un’economia fredda, soprattutto in Europa, con prezzi caldi. Ma, forse, è servita a farci riflettere su tre lezioni e su come dobbiamo vedere alcuni mali dell’economia come stimoli per un cambiamento imminente.
La prima riguarda lo shock petrolifero: quanto ci siamo ripiegati nel comprendere quanto dell’aumento del prezzo del petrolio fosse dovuto ad atteggiamenti speculativi, senza minimamente reagire con un cambio di rotta nelle strategie di risparmio energetico e di sperimentazione di nuove fonti alternative?
La seconda ha a che fare con l’impennata dell’euro sul biglietto verde: quanto la lezione è servita per far capire alle nostre imprese che la competitività non riposa sulle incertezze dei cambi, ma sulle innovazioni incrementali dei prodotti e del modo di fare impresa?
La terza riassume la crisi del sistema dei mutui, melius finanziario in generale: le banche saranno disposte da qui in avanti a interiorizzare alcune regole minime di trasparenza e di distanza da certi strumenti finanziari molto rischiosi e poco innovativi per il cittadino e per l’impresa?
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