mercoledì 30 aprile 2008

34ma puntata. Precarietà

In attesa dell'ultimazione del nuovo sito web, la registrazione audio di questa puntata non sarà per il momento disponibile.

BUON PRIMO MAGGIO...
MA A CHI?


Una festa del lavoro...
non inclusiva dei 45enni che perdono il posto del lavoro e non riescono a reinserirsi nel mercato del lavoro è
insignificante
,
non inclusiva dei giovani intrappolati in lavoretti è
vecchia
,
non inclusiva degli imprenditori che lavorano è
ideologica
.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ciao Marco. I neologismi non sono solo parole o costrutti introdotti di recente nella lingua figlia di Dante ma sono anche nuove accezioni che una parola può assumere in relazione a un contesto attuale. Non voglio fare “lu saputu” (o “lu sverdu”), come si direbbe dalle nostre parti: ho appena letto quanto riportato pocanzi su un dizionario online. Non ci sono solo quindi inglesismi, acronimi esseemmessiani, parti linguistici di matrice televisiva e webbica, ma, tra i vocaboli recentemente inseriti nella lingua italiana, ci sono anche parole vecchie dal significato nuovo.
La parola “precario” è una di queste, credo (non ci metterei la mano sul fuoco). La sua etimologia = PRECARIUS DA PREX sai già cosa significa avendo tu fatto il liceo, credo (non ci metterei la mano sul fuoco). Io che non ho fatto il liceo, incuriosito, ho scoperto che significa: “ottenuto per preghiera”.
Quindi, nell’ottica etimologica, un posto da precario è quasi come una grazia, una concessione ricevuta tramite invocazioni spirituali.
Me la faccio finita con questa paranoia riportando di seguito la mia opinione sul tema di questa puntata. Ora come ora, non trovo una parola dal significato più antitetico di “precario”.
Un posto da precario non è una benedizione ma una dannazione. La precarietà è quanto di più adatto si possa inventare per far emergere la fragilità dell’essere umano. La si vedrà poi galleggiare sospinta da correnti casuali. Affonderà di nuovo col sopraggiungere della stabilità.
La flessibilità è un modello che secondo me tende a spaccare la società, frammentare le famiglie e dissolvere le competenze.
Ma tu non javi a scola co’ fratumu a le superiori?