L’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, così anche il petrolio non finirà per mancanza di greggio. Ma al World Energy Council (Roma, novembre 2007) i conti non tornano: per produrre elettricità, i tre protagonisti della diversificazione energetica del nuovo millennio sono metano, carbone e nucleare, accompagnati in coda dalle fonti rinnovabili. Ma come far fronte alle stime di crescita del consumo di energia primaria (+53% a livello globale secondo l’International Energy Agency) e arginare al massimo l’effetto serra causato dai combustibili fossili? Tutto ruota attorno alle idee per produrre elettricità in futuro e ai problemi legati a qualsiasi risorsa e tecnologia al momento disponibili.
Metano. Una centrale a ciclo combinato riesce a estrarre dalla combustione del metano circa i tre quarti dell’energia sviluppata, quindi il rendimento è abbastanza alto e l’inquinamento molto contenuto. Tuttavia, il costo del metano è molto legato al greggio. Necessita di un mercato liberalizzato e di rigassificatori.
Carbone. Anche se il costo della materia prima è modesto, una centrale a carbone è molto inquinante e il suo rendimento si aggira normalmente sul 30%, con una perdita considerevole di energia nei fumi caldi e nelle acque di raffreddamento. È da dire però che con le nuove tecnologie si riesce a superare il 45%.
Nucleare. Pensare di tornare ora al nucleare è discutibile sul piano economico oltre che su quello della sicurezza degli impianti e dello smaltimento delle scorie radioattive prodotte dalla fissione, tuttavia pensare di prescinderne anche in futuro è una sciocchezza. È necessaria la ricerca sul nucleare di quarta generazione, intrinsecamente sicuro e con una produzione nulla di scorie grazie alla fusione.
Idroelettrico. C’è spazio per il miglioramento dell’efficienza delle centrali, ma siamo orami arrivati ad una saturazione dello sfruttamento delle risorse idriche.
Eolico. Forma energetica intrappolata dalla sindrome “nimby” (not in my back yard), ovvero sono tutti d’accordo allo sfruttamento del vento in Italia, purché le turbine eoliche rumorose e pericolose in caso di guasti al rotore non vengano installate vicino a casa nostra. È stato proposto la costruzioni di centrali eoliche in mare (offshore), ma le complicazioni nella costruzione e manutenzione aumentano notevolmente il costo di 1 kw/h rispetto alle fonti tradizionali.
Solare fotovoltaico. Alti costi di investimento, scarsa disponibilità di silicio e basso rendimento. Conveniente per i grandi impianti che però stentano a decollare per oggettivi ostacoli burocratici e incertezze sul tempo di incentivazione.
Biomasse. Gli alti costi di trasformazione degli impianti rendono incerto il loro sfruttamento in caso si uno shock petrolifero; l’utilizzo di prodotti alimentari pone il problema della crescita dei prezzi dei beni primari nei paesi meno sviluppato. Tuttavia le centrali che utilizzano i prodotti di scarto del legname restano ancora la nuova frontiera.
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