Attualmente l’unica vera fonte di energia alternativa, pulita, economica, immediata e accessibile a tutti è il risparmio energetico, sia in ambito civile che soprattutto in quello produttivo. Come i cittadini possono riqualificare le proprie abitazioni attraverso l’interessante bonus fiscale del 55% proposto nuovamente nella finanziaria 2008 e come le imprese possono razionalizzare i consumi grazie a delle strategie di energy management sono i temi clou discussi in questa puntata.
Ad esempio quali sono le pratiche per eliminare gli sprechi all’interno delle piccole e medie imprese? Oltre alle semplici azioni di buon senso, uno dei più importanti interventi riguarda la possibilità di introdurre dei dispositivi di stima (in fase di progettazione) e di controllo (in fase di esercizio) dei consumi di energia del sito produttivo per ottenere un rapporto sui consumi energetici dell’intero ciclo produttivo. L’obiettivo diventa di organizzare il processo per cercare di assottigliare il più possibile i punti di “picco”, dove risulta massimo il dispendio di energia, definendo gli interventi sulle strutture, sui componenti e sui materiali, che migliorano il rendimento complessivo nell'utilizzo dell'energia termica ed elettrica. Prendiamo, ad esempio, un complesso di industrie (alimentari, agro alimentari, tessili, cartarie, conciarie, del cemento, della ceramica e della chimica) con elevata incidenza di consumi termici previsti a 9-11 milioni di tep per l'anno 2010. Con gli interventi sopra indicati è realistico ottenere una riduzione dei consumi del 10%, ovvero di circa 1 milione di tep; il rendimento complessivo del ciclo dell'energia termica cresce dal 60 al 67%.
mercoledì 28 novembre 2007
13ma puntata. Risparmio energetico
mercoledì 21 novembre 2007
12ma puntata. Energia
L’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, così anche il petrolio non finirà per mancanza di greggio. Ma al World Energy Council (Roma, novembre 2007) i conti non tornano: per produrre elettricità, i tre protagonisti della diversificazione energetica del nuovo millennio sono metano, carbone e nucleare, accompagnati in coda dalle fonti rinnovabili. Ma come far fronte alle stime di crescita del consumo di energia primaria (+53% a livello globale secondo l’International Energy Agency) e arginare al massimo l’effetto serra causato dai combustibili fossili? Tutto ruota attorno alle idee per produrre elettricità in futuro e ai problemi legati a qualsiasi risorsa e tecnologia al momento disponibili.
Metano. Una centrale a ciclo combinato riesce a estrarre dalla combustione del metano circa i tre quarti dell’energia sviluppata, quindi il rendimento è abbastanza alto e l’inquinamento molto contenuto. Tuttavia, il costo del metano è molto legato al greggio. Necessita di un mercato liberalizzato e di rigassificatori.
Carbone. Anche se il costo della materia prima è modesto, una centrale a carbone è molto inquinante e il suo rendimento si aggira normalmente sul 30%, con una perdita considerevole di energia nei fumi caldi e nelle acque di raffreddamento. È da dire però che con le nuove tecnologie si riesce a superare il 45%.
Nucleare. Pensare di tornare ora al nucleare è discutibile sul piano economico oltre che su quello della sicurezza degli impianti e dello smaltimento delle scorie radioattive prodotte dalla fissione, tuttavia pensare di prescinderne anche in futuro è una sciocchezza. È necessaria la ricerca sul nucleare di quarta generazione, intrinsecamente sicuro e con una produzione nulla di scorie grazie alla fusione.
Idroelettrico. C’è spazio per il miglioramento dell’efficienza delle centrali, ma siamo orami arrivati ad una saturazione dello sfruttamento delle risorse idriche.
Eolico. Forma energetica intrappolata dalla sindrome “nimby” (not in my back yard), ovvero sono tutti d’accordo allo sfruttamento del vento in Italia, purché le turbine eoliche rumorose e pericolose in caso di guasti al rotore non vengano installate vicino a casa nostra. È stato proposto la costruzioni di centrali eoliche in mare (offshore), ma le complicazioni nella costruzione e manutenzione aumentano notevolmente il costo di 1 kw/h rispetto alle fonti tradizionali.
Solare fotovoltaico. Alti costi di investimento, scarsa disponibilità di silicio e basso rendimento. Conveniente per i grandi impianti che però stentano a decollare per oggettivi ostacoli burocratici e incertezze sul tempo di incentivazione.
Biomasse. Gli alti costi di trasformazione degli impianti rendono incerto il loro sfruttamento in caso si uno shock petrolifero; l’utilizzo di prodotti alimentari pone il problema della crescita dei prezzi dei beni primari nei paesi meno sviluppato. Tuttavia le centrali che utilizzano i prodotti di scarto del legname restano ancora la nuova frontiera.
mercoledì 14 novembre 2007
11ma puntata. Petrolio
Quali sono le cause dell’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio, da 10 dollari al barile nel 1998 ai 100 sfiorati nelle scorse settimane? I fattori reali hanno una rilevanza del tutto parziale rispetto a una dinamica dei prezzi in cui le logiche finanziarie continuano a svolgere un ruolo determinante. Le scommesse sul futuro del prezzo del Wti (petrolio estratto in Texas e quotato al New York Mercantile Exchange) e del Brent (petrolio più pregiato, estratto da Mare del Nord e quotato all’International Petroleum Exchange). Se sul petrolio si specula molto, si investe anche poco. Ed è questa la seconda causa per cui non si è riusciti in trent’anni a migliorare i processi di trivellazione riducendone i costi. Ad efficienti progetti di trivellazione ed efficaci ricerche di nuovi giacimenti, le società petrolifere preferiscono piani di buy-back. Un esempio numerico darà prova di come e quanto l’Europa avrebbe dovuto sopportare un incremento maggiore del costo del petrolio se il tasso di cambio euro/dollaro non fosse stato favorevole alla nostra moneta.
Alla fine di questa puntata verrà posta agli ascoltatori una domanda chiave. Perché gli Stati Uniti "mettono le mani" nel Medio Oriente? Ormai anche i repubblicani non credono che questa guerra abbia avuto dei fini umanitari, di esportazione della democrazia o di peace making. Tuttavia molti ancora additano le ragioni della guerra al controllo del petrolio, pochi invece - e fra questi i rapper - hanno capito che gli Stati Uniti hanno paura che il dollaro non sia più la divisa internazionale di riferimento e per questo fanno le guerre.
Goodbye dollaro,
la moneta dei rapper americani ora è l'euroDall'universo delle top model a quello dei rapper. Dopo Giselle Bundchen anche il cantante americano Jay-Z sceglie l'euro. Se qualche settimana fa aveva fatto molto rumore la decisione della modella brasiliana di ricevere pagamenti solo in euro, certo non lascerà indifferenti il nuovo video del rapper Jay-Z's, "Blue Magic": lo scenario è quello di sempre, occhiali scuri, rolls royce, belle donne e tanto oro scintillante, solo che al posto dei dollaroni verdi, ci sono gli euro. Come se all'improvviso al posto delle "macchinone", spuntasse un'utilitaria, al posto dei crocifissi, un occhio di Maometto. Insomma, se la crisi del dollaro colpisce anche l'immaginario rap americano, la situazione è davvero preoccupante. Sul fronte pagamenti, la Bundchen non è l'unica che ha preferito la moneta del vecchio continente a quella di Paperone (secondo il settimanale brasiliano Veja, i compensi sono arrivati da Procter&Gamble e Dolce&Gabbana): anche il miliardario Warren Buffet, conosciuto come «l'Oracolo di Omaha» e Bill Gross, il chief investment officer di Pimco, primo fondo obbligazionario del mondo, hanno optato per questa strategia valutaria.(Fonte: IlSole24Ore.com)
mercoledì 7 novembre 2007
10ma puntata. Globalizzazione
Sulla globalizzazione è stato forse scritto troppo, ingenerando spesso delle emerite sciocchezze. Oggi quando mi si chiede cosa sia in realtà la globalizzazione viene in mente la famosa riflessione su che cos’è tempo da parte di Sant’Agostino: «se non me lo chiedi lo so; ma se invece me lo chiedi non so rispondere».
Per anni siamo rimasti intrappolati nel processo mediatico “globalizzazione si, globalizzazione no”, senza invece preoccuparci che la questione da porsi per diventare protagonisti di questo processo storico è “globalizzazione che cosa, globalizzazione come”. A partire dalle novità introdotte dalla globalizzazione, nella puntata vengono messe in luce alcune conseguenze importanti per arrivare a fare delle proposte su come cercare di governare questo processo inevitabile.