mercoledì 31 ottobre 2007

9na puntata. Investimenti finanziari

Alle domande che cos’è la Borsa e quali sono le tipologie degli strumenti finanziari a disposizione di tutti i cittadini-risparmiatori viene in soccorso Einstein secondo cui «ogni cosa deve essere resa semplice quanto più possibile, ma non di più». Ma se l’esterofilia degli economisti finanziari non aiuta a districarsi nel mondo dei mercati borsistici, il rigore nell’interpretazione dei dati conduce a una perplessità: se gli italiani sono più avversi al rischio, per ragioni storico-culturali, rispetto ai vicini tedeschi o francesi, perché detengono in portafoglio una quota di azioni maggiore e vicina a quella degli statunitensi? Due le possibili risposte: banche, sim e sgr non fanno bene il loro mestiere nel valutare il profilo di rischio dell’investitore; banche, sim e sgr tendono a vendere prodotti a più alte commissioni (es. fondi comuni azionari e non exchange traded funds). Unica la raccomandazione: acquisire maggiore consapevolezza dei propri risparmi e occuparsi dei propri soldi non vuol dire diventare degli esperti di finanza, ma iniziare a comportarsi con la propria banca così come farebbe un ipocondriaco con il proprio medico.

mercoledì 24 ottobre 2007

8va puntata. Risparmi

Che cosa si intende per risparmio e chi sono i soggetti risparmiatori? Quanto risparmiano le famiglie oggi? Alcuni dati: l’85% del risparmio totale in una comunità è di derivazione familiare; mediamente ciascuna famiglia il 15-16% del proprio reddito. Ma la più proverbiale osservazione a proposito delle medie statistiche è quella per cui se qualcuno mangia un pollo, e qualcun altro no, in media hanno mangiato mezzo pollo. E allora meglio rivolgersi all’esperienza degli ascoltatori.



La Statistica

Sai ched’è la statistica? È ’na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.

(Trilussa)

mercoledì 17 ottobre 2007

7ma puntata. Liberalizzazioni

Dopo almeno due decenni di privatizzazioni e liberalizzazioni non è accettabile che ancora vengono confusi i due termini al punto di renderli sinonimi in alcuni casi.
Per primo, una distinzione terminologica. Liberalizzare vuol dire, in tutto il mondo, intervenire pubblicamente creando o potenziando la concorrenza fra gli offerenti dei beni e servizi venduti sul mercato. Privatizzare, almeno in Europa, significa trasferire quote di proprietà da soci pubblici a privati.
Per secondo, una differenza notevole di obiettivi. Si liberalizza per tutelare la libertà di scelta dei cittadini-consumatori, favorire l’abbassamento dei prezzi e creare i presupposti per innestare il processo di innovazione delle imprese. Si privatizza, invece, per rimpinguare le casse dello Stato e per aumentare l’efficienza in quei settori di beni e servizi in cui il privato agisce meglio.
Il primo appello alle liberalizzazioni fu fatto trent’anni fa dall’economista e politico Guido Carli, oggi qualcuno vorrebbe dare una veste ideologica a questo processo: il vero coraggio degli addetti ai lavori è di spiegare che ogni protezione dei produttori è uno sfruttamento dei consumatori.

mercoledì 10 ottobre 2007

6ta puntata. Consumi

Il consumatore recettore passivo delle proposte che gli vengono dal lato della produzione va cedendo il passo ad un soggetto che vuole consumare in modo critico. Con le sue decisioni di acquisto e con i suoi comportamenti il consumatore intende contribuire a costruire l'offerta dei beni e servizi di cui fa domanda sul mercato. Non gli basta più il celebrato rapporto qualità-prezzo, ma vuole sapere come quel certo bene è stato prodotto e se nel corso della produzione l'impresa ha rispettato i diritti fondamentali delle persone. A questo proposito l'economista e filosofo John Stuart Mill parlava già nell'ottocento di “sovranità del consumatore”. Recenti ricerche hanno mostrato come l'80% dei consumatori europei ha dichiarato di essere disposto a pagare un prezzo leggermente più elevato se il dippiù delle imprese dalle quali acquistano beni o servizi va a finanziare iniziative socialmente rilevanti.

giovedì 4 ottobre 2007

5ta puntata. Trattamento di fine rapporto

Dalla nascita del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) alla recente riforma della previdenza complementare che vorrebbe «dare un calcio» ad un’invenzione tutta italiana invidiata in tutto il mondo. Nella puntata vengono poste cinque domande scottanti: perché affidare il Tfr agli «sfasciacarrozze» del risparmio gestito? perché affidare le pensioni alla roulette del mercato finanziario? perché lo Stato permette ai cittadini che non hanno una minima conoscenza del mercato finanziario di scegliere in quale fondo e in quale comparto cumulare la propria quota di tfr annuale? perché non esiste un contratto in cui i fondi pensione garantiscono una rendita pensionistica minima e una compartecipazione agli extrarendimenti realizzati sul mercato finanziario? perché c’è una disparità di trattamento fra chi decide di entrare entro il 30 giugno 2007 nella previdenza completare, la cui scelta è irreversibile, e fra chi decide di mantenere il tfr in azienda, la cui scelta è invece “molto” reversibile?
La previdenza complementare non è da bocciare in linea di principio, una riforma è necessaria per la tutela della stabilità finanziaria dello Stato. Tuttavia, è opportuno che vengano delle risposte a queste domande, e per ora meglio prendere tutto il tempo firmando per mantenere il tfr tale e quale in azienda.