mercoledì 5 settembre 2007

1ma puntata. Povertà

Che cosa vuol dire essere poveri oggi nella società postmoderna?
È molto difficile rispondere a questa domanda se non introduciamo le nuove povertà, ovvero quelle difficilmente misurabili da indicatori economici o comunque in parte indipendenti dal reddito e dai consumi. Rifiutando l’approccio soggettivo della sociologa americana Molly Orkenski, secondo cui «la povertà è come la bellezza, dipende dal punto di vista dell’osservatore», in questa puntata vengono presentate le cause all’origine delle nuove povertà, tra cui l’aumento dell’insieme dei prerequisiti per essere “accettato” dalla società, e i possibili nuovi rimedi dato che non basta più come per le vecchie povertà agire sul piano delle condizioni materiali attraverso le famose politiche keynesiane.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto voglio farti i complimenti per questa rubrica, davvero utile a spiegare concetti di rilevante importanza e quotidianità, con cui tutti oggi abbiamo a che fare e che però rimangono spesso ignoti alla stragrande maggioranza delle persone, un po' per pigrizia ma forse anche perchè il mondo dell'informazione non li propone in maniera accessibile anche ai non addetti ai lavori;in questo senso voglio fare un ringraziamento anche a radio aut che ospita questa rubrica. Ritengo tu abbia centrato benissimo il problema della povertà relativa:ritengo che oggi il termine povertà sia troppo usato da persone che si ritengono tali anche se poi li trovi sempre nei locali più in, vestiti di tutto punto( soprattutto dalle nostre parti a volte sembra di essere a Milano o Parigi durante la settimana della moda!)e che magari in garage hanno il Cheyenne, o la Q7 e via di lì. Bisognerebbe avere più rispetto di quelle persone che invece soffrono tale condizione, perchè se fa brutto pensare a quei nuclei familiari di 2 persone con meno di 650 euro al mese figuriamoci quando ci sono anche i figli.E in Italia ce ne sono. La nostra società, oggi, non è tanto una società di consumo ma, e non sono parole mie, una società del debito e, queste sono parole mie, dell'apparire, dove ognuno di noi, chi per una cosa chi per un'altra si indebita per accuistare beni che non gli servono se non per elevarsi (ELEVARSI...???!) ad un certo status ( insomma cosa cazzo ci fai col. SUV in centro a Fermo che a volte si fa fatica a girare con la SMARt?) I ricchi ci sono sempre stati e noi oggi vogliamo sempre più avvicinarci a quella condizione e nel frattempo ci sentiamo poveri, con buona pace di quelli con meno di 650 euro al mese( non a cranio, a coppia!);credo che in questo una colpa ce l'abbiano anche certi mezzi di comunicazione.
Mi sto dilungando troppo e me ne scuso.Per quanto riguarda il discorso sulla continua formazione dei lavoratori mi trovo perfettamente in linea con te. Efficacissimo l'esempio della clessidra. Ti saluto.